giovedì 27 dicembre 2012

Racconto di Natale (2)

A questo punto tutti avete capito che sono nata in una famiglia piene di zie, abbastanza pazzerelle peraltro, e di nonni. Per ora mi sono limitata a descrivere la parte materna della famiglia perché dalla nascita della mia generazione -di cui paradossalmente sono l'unico esemplare femminile- il Natale si festeggia sempre ed esclusivamente a casa di nonna F. Si contano pochissime eccezioni:

Un Natale freddissimo nella casa in Umbria (forse il 1990) in cui mio cugino maggiore, detto il Killer per la quantità di volte in cui ha cercato di uccidermi causa gelosia infantile, se l'è fatta addosso numerose volte nel letto in cui dormivamo insieme.
Un Natale in campagna a casa della zia Dada, tuttora inspiegabile per la famiglia, non si sa perché nonna F. abbia accettato tale assurda proposta. Forse si sa. La zia Dada è un martello pneumatico: quando vuole una cosa non si ferma più e continua a chiederla fino all'esaurimento. Probabilmente è successo così. (La zia Dada è la mia zia preferita. La stimo tantissimo, soprattutto quando fa tutta una serie di cose assurde in cui poi riesce a convincersi di avere ragione. Esempio? Siamo a Madrid a trovare la parte spagnola della nostra famiglia, usciamo per un giro in centro con Ieie (sua e mia nipote) e il passeggino supersonico (alle avventure con il passeggino supersonico dedicherò un post futuro, visto che anche il Killer è incinto e le mie esperienze imbarazzanti si moltiplicheranno). Chiacchieriamo così animatamente che la zia non guarda più la strada ma ma e.... SBAAAAAM! Travolgiamo una coppia di povere madrileñe che se ne stavano ferme in Plaza del Sol e cominciano a sbraitare contro di noi. Io mi sarei sotterrata ma la zia Dada, con tutta la calma del mondo, risponde: "Ma come??? Ma come si permette scusi... è lei che sta ferma nel mezzo! Ma robe dell'altro mondo!" E se ne va. Con tale stile da lasciare tutte a bocca aperta.)

Insomma a Natale tutti nella casa di turno abitata da nonna F. Non c'è scampo.
Per anni sono stata l'ombra di nonna F. I miei genitori lavoravano tutto il giorno e dopo l'asilo nido-scuola materna-scuola passavo il pomeriggio a casa di nonna F. Iniziavano le vacanze e partivo con lei. Per dovunque, mare, campagna... Non crediate che mi dispiacesse, anzi. Stavo benissimo!
E così le vacanze di Natale cominciavano quando nonna F. procedeva al restyling delle varie stanze della casa. Era il segnale. Tavoli, tavolini, tavoloni, seggiolini, sedie, congelatori che apparivano strapieni di roba... solo nonna F. poteva stare dietro a tutte quelle cose. Il 23 dicembre si apparecchiava per la cena della vigilia. Ma no, devo dirvi prima dove abitava nonna F. Così capite la magia.

Nonno T., essendo rettore di un Convitto, aveva un appartamento all'interno della scuola. L'ultima scuola in cui ha lavorato, quella della città in cui sono nata, offriva un appartamento supersonico. Lo ricordo benissimo, nonostante siano passati 16 anni dall'ultima volta in cui ci sono entrata. Era più o meno così:


Allora, i tavoli, tavolini eccetera provenivano anche dalle aule confinanti (naturalmente era mio compito trasportarli e poi rimetterli a posto). Si apparecchiava in tinello, perché nel salone grande doveva arrivare Babbo Natale. C'era un albero di Natale per stanza, più o meno, e una serie di presepi di tutti i tipi: di cristallo, peruviano, tradizionale... I preparativi erano frenetici ma nonna F. era contenta. Diverse erano le cose il 24, quando mi sorbivo mamma Teresa e il suo stress natalizio: regali da impacchettare, docce e capelli da fare, vestiti puliti e guai a chi cercava di sfuggire alla sua ira funesta: mamma Teresa ne aveva per tutti, e se ti vedeva giocare un secondo ti chiamava perché dovevi mettere il dito lì, per aiutarla a fare i pacchetti. Inutile dirvi come potesse essere frastornata una bambina: da una parte una nonna che preparava decorazioni, tavoli, cena e pranzo di Natale per almeno 20 persone divertendosi, dall'altra una mamma stressata dai pacchetti sgangherati.

Finalmente arrivava la sera di Natale. Tutta la famiglia suona il campanello, nonna F. apre con il suo sorriso rassicurante. Noi bambini siamo agitati perché arriva Babbo Natale. Ma passerà soltanto o verrà proprio di persona? Ma perché dobbiamo mangiare prima, noi vogliamo Babbo Natale! Bastavano un paio di lamentele e nonno T. già ci aveva messo in riga. Lui con l'armonica a bocca a suonare Rosamunda, io a ballargli davanti, il Killer a sfottermi. Una volta separati me e il Killer in rissa, lo mandavano a giocare con i cuginetti (due anni di meno e sembravano così piccoli!). Per me era la volta dei canti di Natale (ve lo racconto ma è davvero raccapricciante, povera piccola MaryPoppins). La mia famiglia adora la musica e la vittima ero io. Nonno T. accendeva il mangianastri e mi piazzava nel salone proibito a cantare i canti di Natale. Ma non era uno spettacolo, no! Loro se ne stavano a conversare sul Divanissimo e io lì di lato a fare da sottofondo. Canta, che Babbo Natale ti porta i regali più belli.
Cosa non si fa per Babbo Natale!

(...)

domenica 23 dicembre 2012

Post natalizio con dedica =)

A tutti quelli che incontro e mi dicono:

MA GOOGLE TRANSLATE FUNZIONA!!

A tutti quelli che incontro e mi chiedono:

MA GOOGLE TRANSLATE FUNZIONA??

Dedico questa canzone che mi fa buttare via!

Jingle bells in ITALIANO tradotto con Google Translate

Racconto di Natale (1)

Il Natale è un momento speciale di ogni anno. Inutile negarlo. Tutti ne siamo travolti, pur non volendo. Luci e decorazioni, molti più sorrisi e cordialità, auguri e belle parole anche da persone che fino alla settimana scorsa non riuscivano neppure a salutarti. Mi ha sempre sorpreso, il Natale. Sarà che sono allegra e di buonumore o che sono davvero felice quando incontro qualcuno che conosco -quindi non ho problemi a esprimere affetto-, a me il detto "a Natale siamo tutti più buoni" ha sempre turbato.

A casa mia, o meglio, a casa della mia famiglia di quasi tutte donne, il Natale è il momento di tante piccole tradizioni nostre e solo nostre, che mi riportano indietro con la memoria ai miei 6 o 7 anni. Cena della Vigilia seguita da scambio di regali sempre e rigorosamente da Nonna F.

Dovete sapere che Nonna F. è un personaggio davvero particolare. Insegnante di educazione tecnica in pensione, figlia della Fatina (la mia nonnabis, nata il 4 ottobre 1904 e restata con noi fino allo scorso febbraio), porta egregiamente i suoi 83 anni. Passa le giornate rinchiusa in una casa di campagna a litigare con due cani o -telefonicamente- con due sorelle maggiori. Quando non è impegnata in una di queste attività, produce una quantità industriale di maglie, quadri a punto croce, qualsiasi abbriccico fatto a decoupage, gioielli, decorazioni per la casa e vestititini/cappottini/borsine/regalini per le sue bisnipoti Bel e Ludo (ancora in pancia, Ludo vanta un armadio da fare invidia alle più celebri modelle). Dovrò postare una foto perché la mia descrizione non rende bene l'idea: Nonna F. è capace di preparare un paio di maglioni a maglia in una giornata senza nemmeno guardare il lavoro, gli occhi sono fissi sulla televisione, con cui naturalmente litiga. Portata dal geriatra per un controllo di routine, il dottore pronunciò con tono allarmato le seguenti parole: -Signora, ma è un hobby o l'hanno messa ai lavori forzati?

Nel lontano 1957, nonna F. sposò il mitico nonno T.
Il nonno T., il mio secondo amore dopo il nonno G. Alto, no, altissimo. Occhiali spessi una decina di centimetri. Suonava l'armonica a bocca e la pianola (tastiera) senza aver mai preso lezioni di musica. Recitava a memoria parti intere dell'Iliade e dell'Odissea, in greco e in metrica. Il nonno T. era stato messo in collegio da piccolo, lontano dalla sua famiglia, al nord. Era l'ultimo di una quantità sconosciuta di figli (la leggenda dice che fossero 16). Delle poche sorelle che anch'io ho conosciuto mi è pervenuto davvero un numero limitatissimo di notizie. Nessuno sa la loro età, per esempio. Comunque, il nonno T. ha frequentato il liceo classico in Convitto e poi, lavorando come Istitutore all'interno del Convitto, si è laureato in filosofia. Erano gli anni Cinquanta. Trasferitosi dal nord a Roma per lavoro, si ritrovò a insegnare in una scuola maschile situata proprio davanti a una femminile, quella in cui Nonna F. era professoressa di Economia domestica. Il flirt fu immediato, a giugno del 1957 si sposarono e a novembre nacque la mia dolce mammina Teresa. Con un rapido calcolo potrete capire che si sposarono mentre i lavori erano già in corso, ma nessuno l'ha mai raccontato finché la sottoscritta trovò la data del matrimonio dietro a una vecchia foto. La risposta fu egregiamente glissata con un "Sarà sbagliata la data della foto, amore!". (Nessuno dei miei nonni era/è cattolico, ma deve essere stato comunque un vero problema).
Il nonno T. non aveva mai vissuto in famiglia. Non sapeva neppure cambiare una lampadina, tutto quello che toccava cadeva in frantumi (per questo dicono che gli somiglio), era però una persona di un'intelligenza fuori dal comune. Sensibilissimo, innamorato di nonna F. fino al 1997, l'anno in cui è volato via. Orgoglioso della sua famiglia, sapeva riunirci e divertirci. Ancora piango per lui, soprattutto quando fuori tuona. Da piccola avevo paura dei temporali, mia mamma mi abbracciava e diceva: "Non avere paura, è il nonno T. che brontola!". Io ridevo e tornavo a letto. Il nonno T. viveva per la famiglia e per il lavoro. Diventò rettore e preside di un Convitto in Toscana, e così si trasferì con tutte le sue donne.

Sì, perché dopo la mia mamma Teresa, che doveva essere il primo figlio maschio, nacque la zia Dada. E dopo la zia Dada, la zia Tella. A quel punto credo che mio nonno si arrese.

(Gli elementi combinati mi aspettano, to be continued...)

giovedì 13 dicembre 2012

Vecchie foto

Trovo una vecchia foto, la guardo e mi ripenso a come ero felice. Senza nessuna certezza, senza sapere cosa avrei fatto di lì a pochi mesi.

Ma quando è cambiato tutto? Forse è questo crescere? Cominciare a pensare a così tante cose da non avere più il tempo di ricordare quello che ci rendeva felici? Prendersi delle responsabilità e dover andare avanti, perché ormai abbiamo fatto delle scelte, è questo crescere? Non lo so. Io non sono brava a scegliere. Il 50% di me è vagabondo, l'altro 50% è spaventato dal 50% libertino e vuole controllarlo. In questo momento è lui che ha il sopravvento. Per questo cerco sempre le certezze negli altri, perché io non so darmele.

Sono molto irrequieta quando mi legano allo spazio, diceva Alda Merini.

Voglio partire, andarmene lontano, e poi tornare. E poi ripartire. Conoscere il mondo, parlare con sconosciuti, fare nuovi amici, piangere, perdermi, stupirmi. Qui non posso dirlo a nessuno, quando lo racconto, tutti si spaventano. Che palle dover convivere con persone che non vogliono mai ascoltare un punto di vista diverso dal loro.
Questi giorni di tante traduzioni e poche lezioni mi fanno male, sto troppo tempo da sola.

mercoledì 12 dicembre 2012

Non c'è tempo da perdere...

... ma oggi non riesco a stare ferma un secondo!

Avete presente quelle giornate invernali in cui c'è un sole stupendo e voi vorreste tantissimo uscire e godervelo perché sapete che è una rarità... e invece prima ho dovuto inviare una traduzione tecnica dal tedesco e poi ero già in ritardo con la prossima traduzione giuridica dallo spagnolo.
Quindi niente sole, solo freddo e tante parole scritte, rannicchiata sotto la copertina rossa e con un bel litro di tè sul tavolo.

In queste giornate di solitudine e problemi di traduzione, lo confesso, quando faccio pausa alzo il volume del pc e mi metto a ballare come una cretina. Mi mette di buonumore. Ditemi che c'è qualcuno che mi legge e lo fa vi prego!

Per fortuna, dopo essermi esibita in una splendida coreografia di "Single Ladies" davanti ai dirimpettai ai tempi dell'università, ho imparato a chiudere le tende prima di darmi alle danze!

domenica 9 dicembre 2012

Considerazioni (non alcoliche) sulla vita

Ecco, stamani mi sono svegliata con un milione di cose da fare, fuori fa freddo ma splende un sole bellissimo (vedi foto in basso) e per cominciare con il piede giusto ho deciso di leggere un po' i blog amici. Leggere quello che scrivete è divertente, rilassante, anche un po' consolante. Mi rendo conto che ci sono molti più personaggi sulle nuvole di quanto credessi che, come me, cercano di restare in contatto con la realtà.

Per me è difficilissimo, stare con i piedi per terra. Ci provo ogni giorno e ci riesco nella misura in cui sono occupata "fisicamente": insegnare, fare la spesa, guidare... cose che richiedono concentrazione e che lasciano un margine ridotto alla fantasia. Mentre insegno penso ai miei studenti. Mentre faccio la spesa alla CoopSeiTu sono così impegnata a capire come diavolo funziona il Salvatempo che posso divagare ben poco. Guidare è stato un problema fino a qualche mese fa: dopo aver stondato tutte le fiancate della mia povera macchina e anche tutti i lati del garage, su richiesta (o minaccia) del Poveruomo, ho deciso di diventare una pilota provetta.

Ma poi, quando mi fermo davanti al pc per tradurre o studiare, la mia fantasia parte. Se sono molto concentrata e ho una scadenza a breve riesco a tornare immediatamente indietro. Come si fa a lasciar libera la propria immaginazione, quando si traduce dal tedesco un manuale sugli elementi combinati? Ma troppo spesso mi è impossibile. Per questo motivo, da un paio di anni, sono più incline ad accettare traduzioni di testi non troppo lunghi. In questo modo riesco a essere più produttiva. Vedo l'ultima battuta avvicinarsi e mi dico "Forza MaryPoppins, hai quasi finito".

Ma per scrivere una tesi ci vuole la testa davanti al computer. Ci vogliono concentrazione, tempo, silenzio. Tutte cose che mi mancano da morire. Quanto vorrei avere un ufficio dove rinchiudermi! E una famiglia un po' meno stravagante (almeno per i prossimi... 6 mesi?). Quanto vorrei non dovermi preoccupare di abbandonare tutti i ragazzini delle ripetizioni (ne ho 8) che prendono 3 e non vogliono studiare o quelli che prendono 7 e vogliono ancora migliorare. E quanto vorrei tornare a casa stravolta la sera dopo 12 ore di lezioni/traduzioni e non avere questo pensiero di dover fare una cosa importante per la quale non ho assolutamente energie.

Sì, da quando sono tornata "a casa" (virgolette, perché non mi ci sento), nessuno mi ha chiesto se fossi in possesso di una laurea specialistica. Bastava già la mia triennale, bastava già la mia certificazione Ditals di II livello. Ma per me questa tesi è importante. Ho finito gli esami in tempo, ho già letto tutta la bibliografia necessaria. Devo solo sedermi e scrivere. Forza MaryPoppins, ce la devi fare!

Sole a dicembre

mercoledì 28 novembre 2012

Ansie da traduttrice

Ricevo una mail da un cliente superpuntuale nei pagamenti, gentilissimo, preziosissimo che recita:

Ci tradurrebbe il manuale?

E tu vorresti dire:
NO! LA PREGO, TUTTO MA NON IL MANUALE!
Anzi, per l'esattezza sarebbe un:
OH NEIN! BITTE NICHT!!

Ma devi solo rispondere:
CERTO, CON MOLTO PIACERE!

E allora:
a) sopravvivi felice e ignara/o perché sei parte dei traduttori un po' incoscienti che dicono "Qualche santo sarà" (sappiate che il Santo più Santo di tutti per i traduttori è GIROLAMO, quindi chiedetelo a lui un aiutino)
o
b) inizi a contare quante cartelle al giorno devi produrre e a come incastrare tutti gli altri impegni per non arrivare più esaurita/o del previsto alla consegna, sapendo già che ciò non accadrà mai e che passerai notti lunghissime su un'unica, orribile, maledetta parola che indica qualche tipo allucinante di vite o pannello sconosciuto all'universo ma non al redattore del manuale

Naturalmente il mio caso è il b). Il mio buonissimo tè è già qui vicino a me, i due file aperti... e MaryPoppins è pronta!

Ci mancherebbe solo un gattino sul tavolo e un libro da tradurre invece di un manuale, poi il mio sogno si sarebbe avverato.

venerdì 9 novembre 2012

Aggiornamento al post Squattrinata e derubata

Aggiornamento in diretta dalla Questura, dove il Pover'Uomo si è diligentemente recato per denunciare il furto.

Poliziotto:
- Buongiorno, cosa desidera?
Pover'Uomo:
- Devo denunciare un furto avvenuto stanotte nel mio garage
Poliziotto:
- Ha chiamato una volante?
Pover'Uomo:
- No... veramente no
Poliziotto incalzante:
- Lei ha commesso un reato. Perché non ha chiamato una volante?
Pover'Uomo intimorito:
- Perché... sono venuto qui...
Poliziotto incazzoso:
- No, risponda alla mia domanda. Perché non ha chiamato una volante?
Pover'Uomo allibito:
- Perché... sono venuto qui!
Poliziotto sul punto di punire il Pover'Uomo:
- Non lo sa che ha commesso un reato?
Pover'Uomo:
- No, non lo so che ho commesso un reato!
Poliziotto improvvisamente rilassato:
- Va bene, facciamo la denuncia, vai.

Come si dice... you live, you learn

Squattrinata e derubata

Ebbene sì, posso aggiungere alla lista delle emozioni provate la voce:
RABBIA-E-SENSO-DI-IMPOTENZA-QUANDO-SCOPRI-CHE-HANNO-PORTATO-VIA-LA-TUA-UNICA-COSA-DI-PROPRIETÀ.

Già da qualche settimana pare che dei ladruncoli si divertano quotidianamente a svaligiare i garage dei condomini in cui abito. Ora, immaginatevi la mia preoccupazione (e quella del Pover'Uomo). Da nullatenenti quali siamo, dentro non ci teniamo praticamente nulla se non la mia bici, un motorino del Pover'Uomo che non usa da quando aveva 18 anni e che ha promesso di regalare a tutti i suo 20 cugini, una bici bucata del Pover'Uomo (sdegnata anche dai ladri), la pompa per la bici e e poi una serie di cose che ogni tanto tolgo dalla macchina e deposito in garage a caso (!!) tipo cd, libri, maglie. Ah, sì, avevo depositato anche una colomba pasquale che una delle bambine a cui faccio lezione di inglese mi aveva regalato nel 2010.

Bene amici, questa mattina, dopo aver aperto tutti i garage dei vicini snobbando i nostri (ne abbiamo due, non ho ancora capito come mai), stanotte hanno deciso di prendersi anche un motorino vecchio, la mia bici ammaccata e, udite udite, LA COLOMBA PASQUALE. Ah, prima di andarsene si sono divertiti spaccando la pompa della bici.

Ecco, io sono per la non violenza, davvero. Mi rendo conto che chi ha meno devo sopravvivere in qualche modo, però... vaffanculo!

mercoledì 7 novembre 2012

Mary Poppins, interprete tuttofare

Eccomi qui dopo due giorni divertentissimi di lavoro in un'azienda del mantovano. Ho fatto da interprete a dei colombiani in visita e ho deciso che al mio curriculum, sotto la voce "lingue di lavoro" aggiungerò:

- disponibilità di essere trasportati sulla PuntoGialla del Pover'uomo (e quindi di provare il brivido della guida all'italiana)
- personalità turistica, quindi sì, vi porto tuuuuutti a vedere Mantova. E poi tuuuuutti a vedere il lago di Garda.
- istinto materno, così poi vi porto tuuuuuutti a nanna. Ah ma prima mi assicuro che possiate telefonare tuuuuutti alle vostre mogli/fidanzate/amanti. E anche che abbiate mangiato qualcosa.

In condizioni normali mi sarei rifiutata, ma come ci si può rifiutare se ti prenotano lo stesso albergo dei clienti? Lì il gioco si fa più duro. Ma al Lago di Garda non ce li ho portati :-)

Al di là di questo, fare l'interprete in un'azienda di soli uomini è davvero meraviglioso per la propria autostima!

giovedì 18 ottobre 2012

La crisi italiana secondo i russi

Lezione di italiano, livello A2, con due russi vestiti uguali (!!!).

NOTA DI LETTURA: leggere con il tipico accento russo

- Questo è momento di crisis perché italiani dimostrare tutto giorno! Non lavorare mai!

Da, da, amico russo.

P.S. In questi casi cosa si deve fare? Sbattergli in faccia quanto guadagno e dirgli che forse la crisis c'è per altri motivi? O dirgli che il mio babbo è disoccupato a 60 anni, dopo una vita di lavoro, e se va in piazza mi fa solo un favore? O che ci troviamo in Toscana, quindi si manifesta e se ci si imbatte in una manifestazione è probabile che la si segua anche per un po'? Ragazzi, qui è così, e a me va anche bene. Forse perché spero che così non sentirò altre ragazzine dire "Da grande voglio fare la moglie del calciatore". Forse perché se ci accorgiamo di avere una coscienza civica, prima che politica, possiamo migliorare questa nostra terra bellissima. Forse, chissà. Fatto sta che alcuni diritti inalienabili sono stati conquistati anche manifestando. Tranquilli, non mangio bambini e non spacco la faccia a nessuno nei rari casi in cui manifesto. Sono per la nonviolenza!

Il Grullaio di Mary Poppins


Grullo in Toscana vuol dire pazzo, ma c'è una connotazione di affetto. Un grullo è uno innocuo, addormentato, rincoglionito insomma. Premesso questo, vi racconto che il posto in cui lavoro come insegnante di inglese è una figata (potenzialmente). Si tratta di un centro, organizzato dal Comune della mia ex ridente città con alcuni fondi europei, in cui collaborano diverse associazioni e cooperative, ciascuna delle quali offre dei corsi. La filosofia alla base è quella del life-long learning, come immaginate.
Ci sono corsi di informatica, inglese, francese, ma anche patchwork, yoga, danza egiziana eccetera. Danza egiziana merita un applauso, perché uno dei corsi è dedicato alle donne che hanno/hanno avuto un tumore al seno, come parte della riabilitazione psicologica e dell'accettazione di sé. Tutto bellissimo, quindi. Il problema, anzi, il dramma, sono i Grulli.
Ragazzi, me ne combinano una dopo l'altra. Nascondono la lavagna e non sanno più dove l'hanno messa. Mi interrompono per darmi un foglio (UNO SOLO) su cui fare iscrivere i miei studenti (ce ne vuole uno a testa, ovviamente). Ma queste sono cose innocue. Stavolta ne hanno combinata una davvero grossa.

La scuola si è appena trasferita in un'altra sede. Bisogna imparare tutto daccapo. Nuovi nascondigli per le chiavi, nuove cose da ricordare, codici, password... un casino. In più, siamo stati dotati di una tesserina superimportante, con accesso a TUTTI i dati del Comune. Immaginatevi, il mio capo ce l'ha presentata come una cosa SACRA, guai a chi sbaglia a usarla, ma soprattutto GUAI E MALEDIZIONI a chi la perde. E così, con mio grande stupore, lunedì ricevo questa chiamata:

- Giuliaaaaa (vero nome di MaryPoppins) tu ce l'hai te (toscanità) LA tesserina?
- No, Rory (nome in codice del mio capo) io non l'ho mai usata
- Eh, ma tu ce l'hai te (toscanità). Te l'ha nascosta il Grullo nel registro di inglese.
ATTIMI DI SILENZIO E DI IRA.
- Scusa, Rory, ma come C**** gli è venuto in mente di nasconderla nel mio registro di inglese??
- Non lo so. Forse lo strozzo.

Morale della favola, la tesserina non c'è, il Grullo è ancora in vita e abbiamo dovuto fare denuncia di smarrimento.

Ricomincia la scuola anche per Mary Poppins...

... e ne ho già viste delle belle! Ma mi diverto trooooppooooo!

Studentessa over 50 arriva di corsa alla mia lezione stamani:
- Mi scusi, ma avevo dimenticato che oggi è mercoledì!
- Non c'è problema! - rispondo super gentilmente - Si accomodi!-
- Sa, ho anche dimenticato gli occhiali, non ha mica un paio di occhiali o una lente per me?-
O_O

Madre del Pover'uomo (nonché mia studentessa dall'anno scorso), alla domanda di un compagno:
-Why do you study English?
Risponde un acidissimo (sull'acidità della famiglia del Pover'uomo va dedicata una spiegazione):
- I like Spanish
Tutti i presenti la guardano e le chiedono:
- Ma perché sei qui allora?

E poi... vi racconto dei miei Grulli. Qui, sennò è troppo lunga.

Festeggiamenti

Eccomi, dopo un po' di assenza! Sono stata risucchiata dalle mia millemila lezioni che sono ricominciate a palla :)

Un po' di aggiornamenti da teacher:

- I miei corsi di inglese per "molto adulti" hanno avuto un boom assurdo di iscritti! Ansia a palla ma anche estrema felicità perché vuol dire che... insomma qui online non mi conosce nessuno e posso anche farmi i complimenti un attimo! Quando ho iniziato a insegnare avevo 4 iscritti! Ora sono 18, addirittura TROPPI. Incredibile! Prometto un post a parte per raccontarvi di questi studenti, perché sono MERAVIGLIOSI e ALLUCINOGENI allo stesso tempo :)

- Dopo un momento di panico iniziale (dato che ero scomparsa dalle liste dei PRESENTI all'esame) abbiamo appurato che HO PASSATO LA DITALS II e quindi ora sono ufficialmente un'insegnante di italiano L2, mi sento profondamente cambiata in effetti ;)

E QUINDI UNA PERNACCHIA ALLO STRONZETTO CHE HA AVUTO DA BRONTOLARE PERCHÉ  SONO INTERPRETE E INSEGNO ITALIANO GLIELA FACCIO SISISI. Pubblicamente, online, si parlava di come tutelare gli insegnanti di italiano L2 (per esempio proponendo un albo) e di quali fossero i requisiti per essere insegnanti di italiano L2. Bene, questo Stronzetto ha avuto da ridire sul mio invito a ricordare che insegnano italiano anche persone con una formazione non letteraria (ci sono anche matematici che vivono dell'insegnamento dell'italiano all'estero!) dicendo che un interprete/traduttore che insegna italiano è come un ingegnere che si spaccia per medico. Sono contrarissima ma non ho risposto per civiltà, perché non mi sarei trattenuta dall'infamarlo, visto che appartengo alla categoria meno tutelata di lavoratori! Tutti fanno i traduttori e gli interpreti, compreso questo Stronzetto, che sicuramente nei suoi soggiorni all'estero di cui tanto si vanta avrà tradotto/interpretato per qualcuno, come fanno tutti! Solo che io non vado ad infamare quelli che sanno le lingue e fanno i traduttori senza essere laureati. Insomma Signor Stronzetto, mi hai fatto proprio arrabbiare. Sono anche venuta ad ascoltare una tua lezione per rivedere la mia posizione nei tuoi confronti, ma non mi sei piaciuto per niente. No no e no. Però i tuoi libri li uso comunque, a volte.

venerdì 5 ottobre 2012

4 ottobre 1904

Ieri la Fatina avrebbe compiuto ...(fate il conto)... anni. Inutile dire che tutta la grande famiglia al femminile ci stava già pensando da settimane. Da sempre la domenica dopo il 4 ottobre c'era l'appuntamento fisso: il compleanno della Fatina. L'ho mancato solo una volta, perché ero appena partita per la Germania. Ricordo di essere andata a trovarla la settimana prima, e lei non capiva bene perché dovessi andare a vivere là, "Che ci vai a fà con quei tedeschi" mi diceva.
Sono quelle cose assurde, che non puoi spiegare. Passi una vita intera a fare una cosa e poi un giorno, stop. Non c'è più. E non serve a niente avere (sigh) 27 anni ed essere abbastanza adulti da sapere che le persone muoiono. Così ieri mattina mi sono vestita per andare a lavorare e ho messo gli orecchini tuoi, Fatina mia.

E ho anche pensato di mettermi le calze e la gonna, come volevi tu. In realtà mi ero messa proprio il vestito grigio che abbiamo comprato insieme per la mia laurea triennale (sconvolgendo un intero negozio dato che eravamo io, mamma, nonna e Fatina) ma poi mi sono sentita un po' in imbarazzo e così mi sono cambiata.

Poi sono andata dalla nonna, e mi ha fatto commuovere vedere che eravamo tutte lì, senza appuntamento. E mentre guidavo verso casa ero parecchio triste, perché non lo so dove sei, e credere che tu non sia più niente mi fa stare malissimo. Così ho deciso che ce l'hai ancora una casetta, lassù, su quella nuvola rosa. Mi manchi tanto e ho paura di dimenticare il tuo odore.


La foto è artistica e volutamente sfocata! Se penso che la famiglia del mio babbo è piena di fotografi mi sento male =)

mercoledì 3 ottobre 2012

Garibaldi secondo il mio manager

Studente principiante:

- Listen teacher, Garibaldi... I see a lot of places with this name...
- Sì - dico subito io e già sono pronta a un'intera lezione su Garibaldi eccetera
- So, Garibaldi... Garibaldi was a guy, right??

Yes, possiamo sintetizzarlo così. :-)

martedì 2 ottobre 2012

Dilemmi dell'insegnamento (S.O.S.)

Da circa un mesetto mi hanno chiamata a "insegnare" inglese a due bambini di quasi 4 anni il maggiore e di 16 mesi l'altro. Premesso che i genitori sono adorabili e i bambini anche, sono sconvolta dal più grande che è perfettamente consapevole delle aspettative degli adulti nei confronti di questi incontri in inglese. Questo povero bimbo mi ha prima educatamente squadrato, testato, provato (risultato: credo di piacergli -almeno potenzialmente) peccato che, fin dalla prima volta, si sia rivolto, attonito, verso i genitori ripetendo:
- Ma babbo noi siamo italiani vero? Io parlo italiano! Vero?
Povero bambino! Povera me!
Passo le ore a cercare di farlo giocare con le attività che ho pensato, almeno per dargli alcune routine e alcune parole che possa ricordare e che ritornino nei vari giochi (colori, animali, numeri) ma è praticamente impossibile. Questo bambino si rifiuta categoricamente.
- X, giochiamo a Blablabla?
- NO! PRIMA DEVO MANGIARE!
- E dopo mangiato?
- NO! DEVO BERE!
- E dopo bevuto?
- NO! DEVO LAVARMI LE MANI?
- E DOPO MANGIATO, BEVUTO E LAVATO LE MANI???
- Okkeeeey :(
Tutto questo dialogo avviene ovviamente in inglese/italiano e sotto forma di scherzo, ma noto benissimo l'ansia del bimbo. Insomma, questa creaturina va a scuola fino alle 4 e poi arrivo io a rompergli le balle con i giochi in inglese, avrà pur diritto di rifiutarsi? ;)

In realtà il problema è questo:
a) i genitori partecipano attivamente ma quasi mai aiutandomi, anzi normalmente gli parlano in italiano per tradurgli le cose (male, perché ormai lui se ne approfitta) e raramente appoggiano le mie proposte
b) alle mie proposte, il bimbo si rifiuta (a prescindere da cosa proponga) e i genitori gli dicono "ok fai come vuoi".
NON CI SIAMO PROPRIO!
Altre soluzioni oltre la fuga???

sabato 15 settembre 2012

E poi...

... e poi apri Facebook e ti trovi il commento di un tuo alunno che hai alfabetizzato su una foto di "Culi fantastici" che dice

"che bella cula"

Sono ritornata giù dalle nuvole in un nanosecondo.

Emozioni

Ho volutamente aperto un post nuovo per raccontarvi una cosa emozionantissima che mi è successa ieri.

Dopo lavoro, ho deciso di accompagnare uno studente in libreria. Si tratta di un signore americano sui sessantacinque anni. Ha dei grandi occhi blu, malinconici ma così intelligenti da renderlo davvero affascinante per tutta la classe. Purtroppo è in un livello troppo avanzato per le sue capacità di interazione in italiano, riesce a seguire la grammatica, ma la conversazione è davvero troppo difficile (studia italiano da soli tre mesi). Siamo andati in biblioteca, abbiamo parlato un po' e, da vera italiana, me lo sono trascinato al bar a prendere un caffè. E così, tra una domanda e l'altra sui miei lavori, i suoi figli (anche discreti eheh!) e la sua vita, mi ha guardata diritta negli occhi e mi ha detto: "Questa cosa la racconto così raramente che mi ero dimenticato di quanto mi faccia male" e piangendo ha continuato "Non amo più l'America. Negli anni sessanta ero molto attivo politicamente. Moltissimo. A New Orleans non era facile, la gente usciva armata la sera e voleva convincerti a votarla. Io ero amico di Martin Luther King, lo conosci?"

Brividi. Silenzio. Tutti i miei ripetenti di inglese hanno letto -per colpa mia- I have a dream. Gli ho detto "Certo che lo conosco!" e mi veniva da piangere, perché vedevo l'emozione nei suoi occhi... Lui continua "I was with him 5 days before he was killed. It totally broke me."

Ecco. Grazie, mio caro G., per avermi fatto sbirciare nel tuo cuore e nei tuoi ricordi. Sono onorata quando qualcuno decide di condividere una pezzettino della sua storia con me. Lo aggiungo alla mia, e mi sento un po' più coraggiosa e fiduciosa verso gli altri.

Considerazioni sull'insegnamento

Premetto che questo post potrebbe essere un po' polemico, ma nasce semplicemente come sfogo.


Questa è la vista dalla caffetteria della biblioteca delle Oblate, proprio in centro a Firenze. Che meraviglia, no? La scuola in cui insegno -molto temporaneamente- ha la stessa vista. Vuol dire che mentre lavoro, mi giro, e... tac! Un capolavoro così. Come si può non essere sorpresi? Come si può essere indifferenti?
Invece in quella scuola sono circondata da persone indifferenti, annoiate, tristi. E mi fanno così rabbia che le prenderei per i capelli e le sgriderei come si meriterebbero. Perché loro hanno la fortuna di avere un lavoro fisso in cui incontrano gente nuova ogni giorno. Di insegnare a persone motivate, che hanno voglia di imparare, che sono contente di scoprire cose sull'italiano e sugli italiani, che sono curiose e meravigliate dalla città in cui viviamo. Hanno una retribuzione dignitosa per il lavoro che fanno (e che hanno scelto). Non si trovano a insegnare in contesti "di emergenza" (che personalmente preferisco, ma sono davvero più impegnativi, se non altro psicologicamente, di 6 ore di lezione lì). Non hanno classi di adolescenti arrivati l'altro ieri dalla Cina e catapultati in un mondo nuovo, con persone che non hanno mai visto ma che sono i loro genitori. Non devono alfabetizzare sessantenni marocchini che tra un mese dovranno sostenere l'esame A2 di italiano. Il loro modo di trattare gli studenti e i colleghi molto temporanei (come me) è davvero un'offesa a chi ama il proprio lavoro e si impegna a farlo con passione. Si parla tanto della centralità dell'apprendente, ma ben pochi, lì dentro, se ne ricordano davvero.

Di quella scuola salvo due persone, il capo e un'insegnante. Ma sono troppo poche. Ecco, era da un po' che volevo scriverlo, e ora l'ho scritto. E già che ci sono, finisco in bellezza. Sì, è difficile lavorare in questo momento, è necessario tenersi stretti il proprio posto di lavoro, blablablabla. Ma non collaborare, tenersi tutto per sé, non condividere niente... non è la soluzione. Le simpatiche colleghe che lavorano stabilmente lì hanno difficoltà perfino a salutarmi. Sono invisibile! Quando le cerco per dire cosa ho fatto con la loro classe nelle mie ore (siamo sempre due insegnanti per classe) invece di ringraziarmi o di ascoltarmi, mi dicono: "Lo chiederò agli studenti". Ci sono studenti in difficoltà a cui basterebbe consigliare un libro, ma non lo fa nessuno... ma che tristezza lavorare così. Che palle! Se non ci si impegna mai, se i tuoi studenti non sono importanti per te... come puoi insegnare bene? Io voglio bene a ciascuno di loro, fin dal primo minuto di lezione. Poi ne strozzerei alcuni, certo, ma io devo prendermi a cuore la mia classe per essere una buona insegnante. Devo preoccuparmi di conoscerli, capire i loro gusti, le loro necessità, altrimenti come faccio a insegnare in modo efficace?

E pensare che aprirei la porta della mia classe a tutti i miei colleghi, e andrei in tutte le classi a vederli lavorare... senza aver paura di giudizi, senza farsi troppe seghe mentali. Sai quante cose potremmo imparare gli uni dagli altri?

venerdì 7 settembre 2012

Incontri che risollevano il morale

Se avrò il tempo di continuare a scrivere anche nei mesi invernali, capirete quanto sia frenetica la mia vita. L'inverno scorso avevo la sensazione di essere:

a) una trottola
b) un mutante

Sì, perché in sella alla mia fedele '500 (che vedete qui), mi sposto continuamente tra mille scuole e mille lavori. Perciò è comune per me insegnare italiano per 4 ore, correre a casa per ingozzarmi di insalatine, uscire di casa dopo 20 minuti trasformata in "maestra-di-inglese" (è un nome unico) per poi ritrasformarmi in insegnante di spagnolo che dà ripetizioni ai bambini dei ricchi (ma questo merita un post a parte, in futuro!).

Arrivo a casa alle 21 e collasso sul divano, davanti al Poveruomo che mi guarda esterrefatto.

Poi però esci una sera per il centro della triste città in cui abiti e vedi una banda di bambini di 5 anni con i genitori che si sgomitano e dicono "Mamma!! Guarda!! La maestra-di-inglese!! HELLO MAESTRA-DI-INGLESE! NICE TO SEE YOU!" E giù, baci, abbracci, e ancora baci, e ancora abbracci...

Per quanto possano malpagarmi e per quanto possa essere sfinita, sotto vedete il regalo più bello che abbia mai ricevuto e che vorrei condividere con voi, non per esaltarmi, ma per invitarvi a lavorare con i bambini, che sanno dare delle soddisfazioni e delle gioie grandissime. E lo dice una che, quando è stata chiamata per questo corso, è scoppiata a piangere perché non voleva assolutamente farlo!






Ne ho collezionati a centinaia in questo anno di corsi di inglese nelle scuole dell'infanzia. Un lavoro stupendo, stancante, è vero, ma che sa ridarti continuamente le energie necessarie per affrontare la lezione successiva.

E poi, sono diventata famosa!! Ho parlato di questo progetto a un convegno, davanti a una sala piena di gente! Ed erano tutti contenti :) Io più di loro, perché sono ricca, ricchissima di tutte le coccole dei miei dolci studenti!

giovedì 6 settembre 2012

Del labilissimo confine tra l'essere poco pagati e l'essere presi per il culo

Oggi, dopo settimane, mi hanno spiegato ufficialmente quanto mi pagheranno.
Bene, non si tratta di compenso orario, come era stato detto inizialmente, ma di compenso orario "teorico", perché in realtà le lezioni sono da 45 minuti, e quindi i conti andranno "rifatti".

Ce ne rendiamo conto?

E poi... e poi... avrei così tante cose da dire, ma mi sa che è meglio stare zitta perché potrei occupare tutto il cyberspazio!

lunedì 27 agosto 2012

Tanti auguri a me!

Oggi è il mio compleanno, e siccome qui posso essere molto più eccentrica e pazza di quanto già sia nella vita reale, mi auto-faccio gli auguri!

Mary Poppins, ti auguro che quest'anno ti porti tutte le risposte che cerchi, e qualche nuova domanda da farti, che sennò ti annoieresti! E che il giorno del prossimo compleanno tu sia un po' più felice, un po' più serena, un po' più cresciuta, con un po' più di chilometri nelle gambe e tante esperienze in più!

Può bastare? Sì, mi accontento di questi auguri :)
E vado a scolarmi un bel bicchierozzo di vino con il Pover'uomo!

lunedì 13 agosto 2012

Dei lavori di Mary Poppins

Oggi è il mio nuovo primo giorno di lavoro in una scuola di italiano di Firenze.
Già, lavorerò la settimana di Ferragosto, perché gli insegnanti "veri" sono in ferie, perché l'altra volta avevo avuto successo nelle classi e, diciamocelo, perché sono l'ultima ruota del carretto in questa super città.
In realtà sono comunque contenta. Questa scuola è stata la prima in cui ho insegnato, 3 anni fa, al mio rientro. Di cose ne sono successe in questo periodo,  più brutte che belle (ma anche belle, certo!), e io questa settimana di lavoro la prendo così, come se mi fosse offerta per "chiudere il cerchio".

Mary Poppins se ne va al lavoro nella sua super macchina e con le sue super Birkenstock in una Firenze deserta che trova davvero irresistibile.

mercoledì 8 agosto 2012

Di come Mary Poppins è finita qui

Il ritorno, dicevo. Per me ritornare è sempre il momento in cui inevitabilmente mi trovo a fare conti con le due Mary Poppins. Sì, che sono un po' schizzofrenica è abbastanza evidente anche soltanto partecipando a una mia lezione (beh almeno i miei studenti non si addormentano!), ma ci sono seriamente due me che non riescono proprio ad andare d'accordo. C'è la Mary Poppins figlia unica, che cerca di non deludere la sua longeva e ipernumerosa famiglia (di nonni e bisnonni ne ho conosciuti 8) e la Mary Poppins vera, quella che farebbe la valigia a cadenza annuale o quasi per esplorare tutto il mondo. Perché amiche e amici, diciamocelo, vivere a giro per il mondo non è come andarci in vacanza.

Qualche giorno fa, leggendo questo post, avevo pensato che anch'io avrei voluto scrivere come sono finita in questo posto che proprio non riesco ad amare (eppure io ho adorato tutte le città in cui ho vissuto), ma la verità è che non lo so neppure io. Se ci penso riesco solo a ricordare questo aneddoto.

Qualche anno fa (6 per l'esattezza, sigh!) vinco l'Erasmus (permettetemi di scrivere "vincere", dal momento che la mia facoltà è, credo, l'unica, in cui si lotta per partire e ci si spartiscono le destinazioni tra amiche in modo da non farsi concorrenza). Studiando già a 500 km da casa, penso che non sarà una cosa così traumatica per mia madre. Infatti lei finge diligentemente di non preoccuparsene fino a quando, a luglio, decide che deve almeno vedere il posto in cui vivrò per i prossimi 11 mesi. "Così ti posso immaginare", dice. Il mio babbo la accontenta, e partiamo tutti e 3 per un tour europeo: Germania e Olanda. Giunti nella ridente cittadina bavarese che mi avrebbe accolto (Regensburg, andateci perché è davvero bella), decidiamo di andare a pranzo in un ristorante tipico. Improvvisamente mia mamma scoppia a piangere sentenziando queste parole:

- Ecco, adesso verrai qui, ti troverai un tedesco e ti sposerai, e mi farai tanti nipotini che non vedrò mai e con cui non potrò nemmeno parlare!

Guardo il mio babbo in cerca di aiuto, ma anche lui è abbastanza sconvolto dall'immaginazione di mia mamma e riesce solo a dire: - Teresa, aspettiamo almeno che sia partita, no?

Ecco, mi viene in mente questo aneddoto perché mi rendo conto che in realtà mi ha colpito molto. Sentire questa paura, sapere che da quando me n'ero andata a studiare via da casa mia mamma non faceva nemmeno la spesa. Ricevere le chiamate del mio babbo "Torni questo fine settimana? Ho fame e il frigo piange!" E anche perché purtroppo, e so che non potrò dirlo mai, l'ossessione di non avere abbastanza soldi e di costare troppo mi è stata trasmessa così tanto da spingermi a lavorare nei mercati tutti i fine settimana e, in seguito, a tornare a casa ad "aiutare". La colpa è mia perché ho questo senso del rispetto eccessivo verso la mia famiglia, che mi fa mettere da parte tutto. Sono tornata perché poi il mio babbo ha avuto un incidente e ha perso il lavoro. E perché la Fatina stava male e io non riuscivo a starle lontano. E anche perché la mia mamma è triste. Sono tornata perché il Poveruomo mi reclamava, e soprattutto perché sapevo che se non fossi tornata in quel momento, non sarei tornata mai più.

E adesso aspetto di tornare la vera Mary Poppins, non tanto per ripartire (un po' ci spero... un po' tanto, in realtà), ma per svegliarmi una mattina e guardare di nuovo il mondo con i miei occhi neri e curiosi.

lunedì 6 agosto 2012

Il ritorno

E rieccomi qui, davanti al computer, a rimettere in ordine fatture, registri, cose da fare, cose dimenticate che avrei dovuto fare miliardi di anni fa... il tutto mentre trasudo senza pietà. Oggi sono poco produttiva, ma lo sono sempre d'estate. Un po' è l'incertezza di settembre. Lavorare come freelance ha questo lato negativo orribile (almeno per il momento): non sapere cosa succederà il mese prossimo. Avrò tempo di farmi la doccia? Sì, ci sono stati momenti, nei mesi scorsi, in cui dovevo segnarmi sull'agenda l'ora per la doccia -mi rifiuto di considerare doccia la tortura a cui mi sottopongo la mattina alle 6 quando mi obbligo a svegliarmi sotto l'acqua gelata! Oppure sarò costretta a tornare a lavorare nel pub fino alle 5 di mattina? Ma soprattutto, potrò svegliarmi ogni giorno felice di andare a lavoro o dovrò accettare incarichi orrendi solo per poter fare la spesa per me e per il Poveruomo?

Allontano questi problemi con un po' di buona musica e ammirando i tesori che ho conquistato in questi giorni lontani dal pc:

- Una scatola rossa in cui ci sono quasi tutte le foto di famiglia
- Gli orecchini della mia adorata bisnonna, la Fatina, che ieri ho "ereditato"

Partiamo dalla scatola rossa.
Certe volte devo richiuderla dopo aver tirato fuori un paio di foto. Comincio a singhiozzare e non riesco più a smettere. Nel giro di 2 minuti torno la bambina di pochi anni che vedo in quelle foto e sento ancora gli abbracci dei grandi, le storie che ascoltavo da piccola, quando tutto mi sembrava magico. Quando la mia bisnonna non era una bisnonna, ma una Fatina. Quando c'era il temporale e non dovevo avere paura dei tuoni, perché era solo il nonno Tonino che brontolava, e lo sentiva tutta la città. Quando avere la febbre era una gioia, perché potevo stare chiusa in casa, sul letto, a leggere tutti i libri che volevo (e ne leggevo davvero tanti!). Quando per chiamare l'ascensore bastava mettersi sulle scale e urlare "Ascensoreeeeeeee!" e la giornata peggiore era quella che dovevo trascorrere con il mio cugino IntindiTatto, di un anno più grande, che faceva del mio omicidio il suo scopo di vita. Mi ricordo il rumore della macchina da cucire della Fatina, nella Camera dei Balocchi, il cavallo a dondolo marrone, le ceste di giocattoli, i libri sulle mensole e quella luce bella che entrava dalla finestra. Era la casa dei nonni materni, dentro la scuola. Sì, loro abitavano dentro la scuola, il mio nonno era il rettore di un collegio statale. A casa non si poteva rompere niente, perché non erano cose nostre. Ma la furia distruttrice mia (mi chiamavano Attila) e di IntindiTatto era tale da riuscire a giocare a pallone nel salotto, colpendo e affondando il lampadario di cristallo. Ricordo ancora la faccia di mia nonna. Lei che ci sorrideva sempre e ci perdonava tutto. Quel giorno ci mise a sedere uno accanto all'altro, nell'ingresso, accanto al telefono. Lei, in piedi, compose tutti i numeri dei nostri genitori e disse: "Non li voglio più, veniteveli a riprendere". IntindiTatto se ne stava lì con la sua faccia da stronzetto. Io ero tristissima. E così cominciò l'attacco: "Scusaci Ninnina mia", "Non la facciamo più Ninnina". "Da domani saremo bravissimi, ma non mandarci via Ninnina". E la Ninnina ci tenne ancora, tutti i giorni, e ancora oggi, il giorno del suo 83esimo compleanno, ci guarda con la sua faccia sorridente. Oggi si preoccupa per noi, dice "Figli piccoli, pensieri piccoli", rimpiange gli inseguimenti di noi cugini a casa sua, tutta la confusione che riuscivamo a fare e i bei tempi con il Nonno Tonino e la sua armonica a bocca.

A voi non capita mai di sentirvi catapultati nella vostra infanzia? Sarà che è stato davvero il periodo più felice della mia vita.

Il secondo tesoro invece consta di un paio di orecchini di perle fintissimi e un paio di orecchini d'oro giallo. Non so cosa me ne farò, visto che difficilmente mi ingioiello. Ma sono fiera di averli, perché sono gli orecchini della Fatina, la mia dolce Fatina che se n'è andata pochi mesi fa, alla tenera età di 107 anni e un po'. Mi sono messa gli orecchini d'oro e sono andata a guardarmi allo specchio. Chissà che da oggi non cominci a diventare un po' più femmina, come avrebbe voluto lei.

Adesso bando alle ciance e via al lavoro!
Buona giornata a tutti!

domenica 5 agosto 2012

Hasta siempre Chamana de mi corazón!

Appena tornata a casa dal mio viaggio scopro che se ne è andata la mia adorata Chavela Vargas. Le dedico un post perché la sua musica e la sua vita mi toccano il cuore.

Metto il video di una delle sue canzoni più celebri, sperando che anche voi possiate apprezzarla!


Buon viaggio Chamana

sabato 28 luglio 2012

Maledetti virus/Una frase inquietante

Uff, finalmente riesco ad aprire la pagina del mio blog senza vedere 15 pubblicità che si aprono improvvisamente impedendomi di cliccare dovunque! Un'angoscia, soprattutto per finire questa traduzione, chiudere tutto e partire alla volta dell'addio al nubilato della mia ex coinquilina traduttrice.
La fortuna di avere amiche che cercano di essere più intellettualoidi della media fa sì che questo addio al nubilato sia una semplice 2 giorni di cazzeggio al femminile, senza tutte quelle cose tipo cazzini minuscoli da mettersi addosso e/o altre magliette imbarazzanti. L'ho scampata!

Bene, prima di chiudere e sparire in un treno che mi porterà al Nord (speriamo che non mi controllino i documenti come ho visto fare la settimana scorsa, visto che la mia carta d'identità è scaduta proprio ieri!) devo per forza condividere una parte della mia ultima traduzione: l'ultimo sollecito di pagamento da parte di una ditta tedesca. Per la serie, MAI ritardare il pagamento con una ditta tedesca! Ogni volta che traduco questa tipologia di testi mi sento profondamente in imbarazzo perché le culture sono così profondamente diverse che quello che per loro è fondamentale e scritto per suscitare umiliazione nel destinatario, a noi risulta praticamente ridicolo. E così ho dovuto tradurre la frase finale che, più o meno, diceva così:

"Risparmiatevi inutili seccature e spese rispettando il contratto che avete stipulato con noi!
Cordiali saluti,
Blablabla"

Se arrivasse a me, verrebbe da ridere! Infatti, da pseudo-brava-traduttrice, il testo tradotto è stato inviato con una serie di considerazioni relative a questa e ad altre frasi un po' bizzarre. Chissà cosa sceglierà di fare la mia cara Frau K. che è sempre così gentile con me e le mie paranoie linguistiche.

Adesso scappo, tra un'ora esatta parte il treno e devo ancora fare TUTTO!

lunedì 16 luglio 2012

Post inutile ma Mary Poppins è felice!!

Dopo qualche giornata di delirio (causa caldo, pulizie -avevo già accennato al mio rapporto traumatico con la cura della casa?- tasse da pagare eccetera) rieccomi ben carica!
Sì, perché:
1) ho sostenuto l'ultima parte della certificazione Ditals di II livello che mi farà diventare una vera insegnante di italiano per stranieri (ai miei dubbi su questa certificazione dedicherò un post a parte)
2) ho ricevuto una proposta di lavoro in una scuola di italiano (naturalmente solo per qualche settimana d'estate, ma va bene tutto!)
3) in mezz'ora di cazzeggio sul sito di Ryanair ho prenotato 4 biglietti per andare a trovare 6 amici in 3 Paesi diversi in soli 6 giorni (da vera turista giapponese)
4) divento zia!! Come si fa a gioire sui blog? DIVENTO ZIAAAAA!! (gioia, felicità, salti)

Insomma, sono così piena di energie che nonostante il caldo e la stanchezza (lavorare 20 ore al giorno da più di un anno e studiare, il tutto a 40° è piuttosto complicato) ... pulirò!

Ah, quanto vorrei essere Mary Poppins e schioccare semplicemente le dita per far tornare tutto a posto!

Dimenticavo. Per premiarmi dopo l'esame, come da tradizione, sono andata a fare un giretto e mi sono fermata qui:


Mica male eh? Un'altra buona ragione per essere felice! :)

mercoledì 11 luglio 2012

Di come Mary Poppins si reca al lavoro

Una delle motivazioni che mi ha spinto ad aprire un blog è quella di condividere con il cyberspazio alcuni lati del mio lavoro.
Con i 40 gradi che la splendida Firenze ci regala nelle ultime settimane, vorrei rendervi partecipi di cosa mi succede ogni volta (cioè circa ogni 2-3 ore) che devo spostarmi per andare da una lezione all'altra.
I miei mezzi di trasporto variano tra:

I miei piedonzoli con le mie adorate Birkenstock Madrid color marrone o rosa (non ho ancora avuto il coraggio di metterne una e una, ma forse un giorno lo farò)
Una bicicletta rosso fuoco (si teme che venga presto rubata come la sua antenata e per rendere il compito più arduo al futuro ladro viene saldamente legata a qualunque palo della città con una catena e un lucchetto dal peso di 3.5 kg)
Per le trasferte più impegnative, quelle che avvengono verso le 14-15 di ogni giorno, naturalmente lungo strade in cui non esiste nemmeno mezzo millimetro quadrato di ombra, c'è la mia stupenda macchina, battezzata nel 1997 con il nome di Dorotea. Questa che vedete sotto non è la vera Dorothy, ma un'immagine trovata su Google e priva di tutti i bozzi, graffi eccetera che la mia splendida macchinina ha vinto nel corso degli anni. Naturalmente Dorotea non è provvista di chiusura centralizzata, è piena (talvolta in modo anche un po' imbarazzante) di fotocopie, libri, cartelloni, palloni, palloncini, pennarelli, dizionari, bottigliette d'acqua svuotate in attacchi di sete post-lezione ma, soprattutto, non ha quella comodissima cosa chiamata ARIA CONDIZIONATA che, diciamocelo, nelle mezzore di coda in città o, peggio ancora, in autostrada, può quasi salvare la vita!
 

E così, dopo queste traversate disumane, arrivo -praticamente semisvenuta- a destinazione, e comincio a lavorare. Se aggiungiamo che quando insegno sono decisamente schizzofrenica e vago senza sosta da un lato all'altro della stanza... credo sia abbastanza logico dedurre che al mio rientro a casa sia totalmente STREMATA (ma felice, il 99% delle volte!).

Bene, oggi sono in mattinata cazzeggio, anche se dovrei fare miliardi di cose tra cui:
- tradurre un articolo
- mandare le fatture
- andare a trovare almeno una delle Nonne ultraottantenni
- studiare
- preparare le lezioni
- preparare i report finali di 9 corsi appena finiti
- fare la spesa (nel frigo ho 5 albicocche gentilmente offerte dalle Sorelline -le vicine di casa)
- pulire
- pulire
- pulire
...........

Come si fa a fare tutto?!!

Mi viene in mente un regalo di compleanno ricevuto da mia mamma, era un orologio (non uso orologi MAI) con tanto di bigliettino che recitava "PER RICORDARTI CHE UN GIORNO è FATTO DI SOLE 24 ORE"

Buona giornata a tutti!



lunedì 9 luglio 2012

Malumore

Sarà il caldo torrido o il fatto che le pizzette che ho trangugiato ieri sera hanno avuto un effetto pessimo sulla mia salute, fatto sta che stanotte non ho dormito e mi sono svegliata di pessimo umore. E quando sono di pessimo umore sono anche triste e più o meno ho 4 anni di età. E anche il broncio.





Ho un dolore allo stomaco
che non mi lascia,
è la nostalgia di un tempo perduto,
degli odori, dei sentimenti semplici,
degli scorci di mare e di quelle luci
così belle
da renderti la città più unica,
per me ineguagliabile.
Trieste,
in te ci sono facce amiche,
giorni felici,
momenti difficili.
Ti ho lasciato gran parte di me,
mi trascino adesso a fatica
e ancora piango
quando ti penso.

Improvvisamente, ecco un ricordo
così bello da far venire
un dolore allo stomaco,
è la nostalgia di te.

sabato 7 luglio 2012

Mary Poppins perché...

Da bambina ero sempre malata. Tutta la mia famiglia lavorava, e così alla tenera età di 6 mesi sono finita al famosissimo "ilmiolasilone", cioè l'asilo nido. Peccato che abbia preso TUTTO, ma proprio tutto quello che esisteva di contagioso e non. Così, nelle lunghe giornate rinchiusa in casa, oltre a far dannare la nonna/mamma di turno, guardavo Mary Poppins. Non si sa esattamente a quanti anni i miei abbiano scoperto questo mio amore viscerale, fatto sta che ancora oggi ricordo tutto il film a memoria. Ovviamente da bambina non potevo fare da sola tutti i personaggi, così costringevo chi mi stava intorno a prendere il ruolo di chiunque -eccetto Mary Poppins, quella ero solo ed esclusivamente io!- pretendendendo di mettere in scena tutto, anche questo:

Mary Poppins

Poi sono cresciuta, e quella parte un po' magica di Mary Poppins è rimasta con me. Soprattutto quando cambio città. Oppure quando finisce un corso con un gruppo di studenti che mi ha toccato il cuore. In quei momenti sono triste, ma penso a Mary Poppins e alle parole di mia mamma che ogni volta, quando immancabilmente domandavo: -Mamma, perché MaryPopps vola via?- rispondeva:

-Perché deve andare da altri bambini che hanno bisogno di lei, il suo compito lì è finito-

E così mi piace pensarmi quando lascio qualcosa di importante, penso che vado dove hanno bisogno di me. Che poi, in fondo è un po' andare da chi io ho bisogno di avere con me. Quest'ultima parte è un po' intortata.

Buon saturday night!

venerdì 6 luglio 2012

Benvenuti / Welcome / Bienvenidos

Non ho mai avuto un blog, quindi premetto che non so molto bene cosa fare! Ho deciso di crearne uno per condividere con voi le mie idee, le mie esperienze di lavoro, le mie scoperte. Forse anche perché ho cambiato città e mi sento un po' sola, persa come sono tra mille lavori malpagati. Sì, soffro la solitudine forzata e la mancanza del mare, però i miei lavori mi danno tantissima energia e voglia di fare e di comunicare con gli altri. Insegno tanto, a bambini, adolescenti, manager, migranti, adulti... Insegno italiano L2, inglese, a volte anche spagnolo. E, la notte, traduco. A volte mi ricordo anche di fare la spesa e una lavatrice!
Sono sognatrice e stordita.
Sorrido (quasi) sempre.
Sono sensibile.
Mi spaventa la cattiveria.
Odio il gorgonzola.
Ah, sono decisamente iperattiva!