giovedì 30 maggio 2013

Conversazioni telefoniche

- Ehhh ponto?? Ponto Giuiaaaaa?
- Ciaoooo amorebellosplendidosupercalifragilistico della ziaaaaa!
- Dove sééééééééééi? Ecché non ti vedo!
- Aspetta..... eeeeeeeeccomi!!
- Uuuuuuuuuuuuuuh che bello SMALTON!
- Hai visto?
- Sì, è bello bello, è tutto sosso!
- Quando vieni ce lo mettiamo insieme, ok?
- Okkei. Tra poco io vado all'Italia!
- Eh sì, e che facciamo insieme? Vieni a dormire da me?
- Sììììììììììììììììììììììììììììììì!!!!
- E si va a vedere il castello?
- Sìììììììììììììììììììììììììììììì!!!! Ma non c'è la bicipessa nel castello!
- Eh no!
- E-e-e-e-e-... [quando fa così mi sembra un disco inceppato e mi butto via] ecche no c'è il tetto nel castello!
- Davvero! Senti e poi che facciamo?
- Ehmmmm io la birra non la bevo!
- Come???
- Ecche io la birra non la bevo perché sono picca-picca!
- [MaryPoppins non sa proprio che dire] Eh sì amore, sei piccola ancora...
- La bevo quando sono grande come te!
- Ovvai, ecco le cose che impari dalla zia!
- Ti moglio mene Giuia!

I nani. Che dolci, a volte!


sabato 25 maggio 2013

One, two, three...

A: ...fortín, FISTIN!
MP: Try again, FIFTIIIIIN
A: FISSSTIIIIIN
MP: No, A., listen: FiFFFF-TIIIIIIN
A: Così teacher? FISSSSSSSSSSSSSSSSSSSS-TIN!
MP: No, FIF-, FIF, FIF-...
A: FIS, FIS, FIS...

MP: Ok. 15 = FISTIN.

giovedì 23 maggio 2013

mercoledì 22 maggio 2013

Il nome

Il nostro nome è davvero importante. Ci descrive, ci presenta, ci rappresenta. Possiamo amarlo, odiarlo, cambiarlo. Ma è comunque una relazione con noi stessi che portiamo avanti fin dalla nostra nascita.

Non ci avevo riflettuto mai, finché non sono andata a vivere in Germania.
Lì per tutti ero CIULIA, e solo a ricordarlo rabbrividisco. Purtroppo non ho trovato altra soluzione se non soffrire in silenzio e, da sbronza, spiegare a tutti i tedescofoni presenti sulla mia strada che il suono corretto era dʒ, non tʃ.

Da quel momento sto molto attenta ai nomi delle persone. Diciamo pure che non riuscire a pronunciare il nome di qualcuno che incontro è per me motivo di sofferenza. Immaginatevi il panico da primo giorno di lezione ogni volta che inizio un corso di italiano per stranieri (migranti, universitari, whatever).

Nomi europei/americani (nord-sud-centro)/parte dell'Africa: ce la faccio (sono abbastanza poliglotta), confesso di avere problemi con i nomi francesi, mi sento cretina quando li pronuncio, non so perché!
Nomi pakistani: alcuni difficilotti, il problema più grande è capire qual è il nome e quale il cognome, una volta superato questo scoglio, tutto il resto è fattibile. I pakistani più giramondo sono inclini all'abbreviare il nome, esempio Zulqarmin è Zuq.
Nomi indiani: si sale di livello, alcuni sono lunghissimi, tipo Charanjitsingh Charan e suonano in un modo completamente diverso da come lo diremmo noi.

Ma il primato spetta ai...................

Nomi cinesi: CHE DELIRIO! Considerando che costituiscono la maggioranza dei miei studenti, posso vantare un buon campione. Il problema principale è che quando arrivano al corso sono assolutamente muti, così passo le prime tre lezioni a chiamarli con i vari nomi monosillabici cercando di capire quale sia il nome di battesimo, per poi vederli regolarmente arrivare verso la 3/4 lezione e dirmi "Ciao, ma io sono MONICA!". MA COME? Ora che stavo per imparare il tuo nome sei diventata Monica?

Lo so, lo so miei cari e mie care che pensate 'Basterebbe guardare le loro iscrizioni' o 'Nel registro prima va il nome e poi il cognome' ma nel mio Grullaio, ops, scuola non è così logico. E così Lei Lei Chen diventa Rebecca e Zhong Khai Hong è Giulia. Tutto questo scaturisce ancora più frustrazione nei confronti di quelli con i nomi difficilissimi che non hanno intenzione di trovarne uno italiano, perché?? Perché quello con il nome facile lo cambia e te no? :)

Li adoro, davvero.

Oggi però una mia studentessa ivoriana mi ha raccontato che suo figlio, in 3 media, ha un problema con un'insegnante. Lei ha deciso che il suo nome è Alessandro, anche se in realtà si chiama Alassane. Questo ragazzo (un grande!!) ha deciso di non rispondere se lo chiama Alessandro. Beh l'insegnante ha avuto il coraggio di dire a sua madre che il figlio si chiama Alassane solo dentro casa...

Ho consigliato alla mia studentessa di andare dalla professoressa e di dirle: -Ok per me da oggi ti chiami "Supercazzola".

E poi ho pensato al mio amico turco, MERT. Vi immaginate poveraccio se vivesse in Italia e incontrasse questa prof come si chiamerebbe?

domenica 19 maggio 2013

Sì, succede proprio a me! ...

Presa da un attacco di coraggio, l'altro giorno (come preannunciato qui) sono andata a parlare con la capa dell'associazione con cui collaboro da ormai 4 anni. In virtù della nostra "collaborazione continuativa" e della situazione in cui versano tutte le associazioni nella mia città ho accettato, in ordine sparso:

- corsi sottopagati
- corsi sottopagati che non sono stati mai pagati
- ore di volontariato ai campi estivi in cui mi sono vergognata di fare parte di un'associazione simile (ai bambini è stata proposta una sola attività: FARE UNA SFILATA DI MODA, le altre educatrici fumavano in faccia ai bambini eccetera) -> dopo 3 giorni mi sono rifiutata di tornare, ma sono comunque 24 ore non pagate
- ore, anzi direi mesi, di straordinari non pagati
- tante responsabilità non mie, tra cui avere le chiavi della "scuola", raccogliere i soldi dei corsi (che poi possono essere rubati dalla mia borsa, come leggete qui) e tanto altro.

Sì, fino a pochi giorni fa ho pensato che non fosse giusto, ma che le soddisfazioni che ho avuto sono comunque molte. Ma dopo la conversazione con la mia capa ho capito che qui c'è stata solo tanta disonestà. Che le soddisfazioni avute sono state solo a livello personale con i miei studenti e che lei ha soltanto usato le mie competenze e la mia disponibilità per poi scaricarmi quando le torna meglio.

Già, la conversazione è andata così.
MP:  Ciao A., la situazione a "scuola" è insostenibile. La pseudocapa trova ogni pretesto per criticarmi, ma sono davvero pretesti banali... non so cosa fare.
A: Davvero? Mi sembra strano, non mi ha più detto niente [Ah, allora qualcosa ti aveva detto e tu? Le hai risposto "Adelante pseudocapa, tortura la sfigata di turno?"]
MP: [Vorrebbe dire quanto sopra ma non potendo opta per...] Senti A., qui c'è qualcosa che io non ho capito, ma non mi importa sapere cosa. Se ho fatto qualcosa di male a lavoro è nel mio interesse saperlo, sai che voglio crescere professionalmente. Ho sbagliato qualcosa? C'è stato qualcuno che si è lamentato?
A: ASSOLUTAMENTE, MA SCHERZI! Non possiamo dirti niente da questo lato, siamo più che soddisfatte del tuo lavoro, hai avuto delle valutazioni bellissime, figurati! Questo lo sa anche la pseudocapa!
MP: Ah, ok. Allora se il problema è che la figlia della pseudocapa non ha avuto il corso di inglese io lascio il mio e glielo dai. Non ho intenzione di essere trattata male a caso, visto che, come hai appena detto, un motivo non c'è.

Segue discussione e poi arriva la confessione.

A: Sai, sono stata io a far scoppiare la bomba con l'assessore. Sono andata a salutarla e lei mi ha chiesto se la figlia della pseudocapa stesse facendo i tuoi corsi di inglese nelle materne. Ho dovuto confermare e l'assessore ha iniziato a urlare: AAAAAAAH LO SAPEVO! IL PROGETTO DI INGLESE NON SI FARÀ PIÙ!

[Tutto questo è risultato incredibilmente divertente alla mia capa, tanto il lavoro per colpa sua e di una disonesta impiegata comunale non lo perde lei]

Ma non finisce qui:

MP: Ah, ho capito. Allora è per questo che la figlia della pseudocapa non ha avuto il corso di inglese della regione?
A: Ma quel corso di inglese non era sicuro che fosse suo... me l'aveva appena accennato sua madre... Chi te l'ha detto?
MP: La figlia della pseudocapa.
A: Parla troppo. Ad ogni modo non c'è più alcun problema perché ha deciso di ritornare in Francia.
MP: Come non c'è più alcun problema? Il corso di inglese non si fa più e hanno messo l'obbligo di essere laureati in inglese per lavorare alla scuola [da notare che a. ho sempre detto di non essere laureata in inglese e di non volere corsi di inglese ma mi è stato sempre risposto che b. nessuno degli altri insegnanti di lingue è laureato, c. nessuna dei precedenti insegnanti era laureato e l'unica non sapeva l'inglese d. tutti i corsi che ho fatto hanno sempre avuto ottimi risultati e quindi andava bene così] ... il problema c'è eccome. E poi la laurea serve solo per i corsi di inglese? Perché sono laureata in spagnolo, che facciamo, buttiamo fuori l'insegnante madrelingua messicana perché non ha la laurea e insegno io al suo posto? Dai, è assurdo. Tra l'altro vi andava parecchio bene che non avessi la laurea in inglese quando gli iscritti ai corsi gratuiti si sono segnati ai corsi a pagamento pur di continuare con me. O a ottobre, quando, grazie al passaparola degli anni passati, avevamo 90 iscritti ai miei corsi di inglese e l'anno scorso erano 30.
A: Ehm, hai ragione. Ma io che posso fare?
MP: Essere corretta. Io lo sono sempre stata, ho accettato tutte le condizioni di pagamento possibili e immaginabili, sono sempre stata disponibile. So fare il mio lavoro e non mi va bene che debba sentirmi incompetente perché mi manca un titolo che da oggi, per colpa di una persona più incompetente di me, sembra che equivalga a "saper insegnare inglese". E soprattutto, si mettono in discussione i MIEI titoli per schiaffare al mio posto una che ne ha meno di me!

Ed ecco l'altra "confessione" esilarante, REGGETEVI FORTE!

A: Ad ogni modo, il progetto di inglese nelle materne l'hai avuto perché conoscevi l'assessore.
[Sgrano gli occhi...]
A: Sì, fu lei a chiedermelo!!! Per sistemare TE bambina!!!
[Non so se scoppiare a ridere o a piangere...]
MP: No, forse non ti ricordi che te lo scrissi per l'associazione, non volevo nemmeno farlo io quel progetto. L'assessore ti chiese di scriverlo, poi quando seppe che ero io ad averlo proposto fu felice di farlo partire. Ma comunque, ammesso che sia così, il progetto è stato valutato dalle docenti delle scuole, lì dentro l'assessore non c'è mai venuta, sono state loro a chiedere di riproporlo con addirittura più ore, vuoi dirmi ancora che sono raccomandata?
[Pausa di silenzio]
MP: E poi, bella raccomandazione visto che non mi hai ancora pagato le ore che ho fatto l'anno scorso su questo progetto. Tu i 4000 euro per l'associazione te li sei intascati, grazie a me! [Di questi 4000 euro a me non è arrivato ancora un centesimo, siamo alla seconda edizione del progetto e sempre nella stessa conversazione A. mi ha detto che la figlia della pseudocapa sarà pagata in anticipo, sullo stesso progetto, perché ha bisogno di soldi per tornare in Francia...]
A: Va bene, cercherò di pagarti. Comunque per l'anno prossimo non so quanti corsi avrò da darti bambina. Sai non per questo motivo ma per ora non è venuto fuori niente.
MP: Me lo immaginavo, se non fossi venuta io qui a parlare tu me l'avresti mai detto?
A: Povero il mio cane ha le emorroidi... Via riparlerò con la pseudocapa per sapere se è tutto ok...


martedì 14 maggio 2013

Non può succedere a me!!

Nelle ultime settimane mi stanno succedendo troppe cose.

Da una parte le soddisfazioni con gli studenti sono grandissime. I bambini delle materne sono dolci (e indemoniati, ma prevale la dolcezza). I "miei" studenti di italiano sono diminuiti (meno male) ma si è creata un'atmosfera davvero bella in tutti e due i gruppi.

Però. C'è un gigantesco però.
La capa, anzi quella che si sente capa senza esserlo, ha deciso che sua figlia dovrà lavorare al mio posto. 30 anni, non ha ancora la triennale e comunque quando la prenderà sarà in chimica farmaceutica o robe simili. E già questo è il primo gigantesco boccone amaro. Inoltre nessuno ha l'accortezza di dirmelo, anzi cercano di sotterfugio di darle un corso finanziato dalla regione (pagato tipo 40 euro l'ora). Scorrette. E anche tanto, perché mi domando... su quali criteri affidi un corso del genere? Che valore diamo alla formazione? Chi è questa? Non ha mai lavorato qui in Italia nel campo dell'insegnamento, sostiene di averlo fatto in Francia, ma chi è? Ho fatto un solo corso di inglese del genere nel 2010 ed è stata durissima (tanto che non voglio rifarne più!). Beh purtroppo non è finita qui.

Questo tentativo di infilare la figlia nei corsi di lingua è giunto alle orecchie dell'assessore alle pari opportunità che -disgraziatamente- è la mamma della mia compagna di banco del liceo. Adesso leggete attentamente perché se non succedesse a me lo troverei davvero esilarante.

L'assessore (berlusconiana, sì) mi ha vista in un paio di occasioni (conferenze, progetto di inglese nelle materne, inaugurazione del posto in cui lavoro) e, naturalmente, mi ha salutata. PUNTO. Ma -da quanto ho capito- tra lei e la pseudocapa non corre buon sangue e ogni scusa è buona per farsi guerra. Così la psseudocapa è stata convocata dall'assessore e allegramente cazziata (tutte voci riportate da terzi). Per impedire di dare incarichi alla figlia si è deciso che gli insegnanti dei corsi devono avere la laurea in inglese. Conclusione: la figlia non fa il corso e io perdo il lavoro visto che non sono laureata in inglese, come tutti hanno sempre saputo.

E come se non fosse abbastanza stronzo tutto questo, da quel giorno sono cazziata continuamente. Arrivo a lavoro e c'è sempre, SEMPRE, qualcosa che non va. I primi giorni mi veniva da ridere, ora mi sto seriamente alterando, tanto che stasera parlerò con la mia capa dell'associazione (amica della pseudocapa e quindi sua complice) che mi deve a. taaaaante spiegazioni b. tantissimi soldi.

Non so se mi dà più noia perdere il lavoro o essere trattata come una raccomandata dall'assessore berlusconiano di questa città di merda!

BLEAH.