lunedì 23 dicembre 2013

A Natale regalo libri! (Anche alle nipoti, sì)

Probabilmente per questo viziaccio qualcuno mi odierà. Altri -dopo anni di tentativi, perché 'prima o poi troverò un libro che lo/la incuriosisce'- non riceveranno regali se non i soliti calzini con le renne o mutande con Babbo Natale (non l'hai voluto il libro? Beccati il regalo orribile dell'anno!).

Su questo punto resto ferma. A Natale più libri per tutti.

E così gli unici regali fatti sono, appunto, libri: uno per la poliglotta di quasi quattro anni, uno per la nana di 9 mesi (quella del battesimo da delirio), uno per qualcuno. Capita anche questo, a volte mi piace un libro, lo compro e poi non so a chi regalarlo. E così aspetto l'ispirazione. Credo che questo sia il libro giusto per mio padre:

Regalo di Natale, Maurizio de Giovanni, Alicia Giménez-Bartlett, Bill James, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami, Sellerio editore Palermo (purtroppo non riesco a trovare i traduttori, ma appena li scovo saranno citati).

In assoluto il regalo più bello:

Storia di Goccia e Fiocco, Pierdomenico Baccalario e Alessandro Gatti, Editrice il Castoro. La scheda sul sito non rende giustizia a questo capolavoro di poesia e dolcezza, davvero invito tutti voi grandi e piccini a cercarlo in libreria per sfogliarlo. Sono parole che scaldano il cuore, le illustrazioni sono curate, insomma: una chicca. Non sono brava a recensire i libri che mi sono piaciuti particolarmente, ho paura che le mie parole tolgano quel qualcosa che li ha resi così affascinanti nella mia testa. Quindi accettate il mio consiglio e scrivete voi una bella recensione! ;-)





venerdì 6 dicembre 2013

Ancora foto e ancora bambini matti

Altro gruppo di bambini di origine cinese, 7-8-9 anni.
Parliamo sempre di famiglia. Stavolta ho tolto le foto osé, così sono tutta tranquilla.

Eric prende la foto del matrimonio dei miei genitori e urla:

HAI ANCHE LA FOTO DI BABBO E MAMMA BOCCA BOCCA?

(Risata generale, anche mia)

Ma non contento continua:
IO HO UNA FIDANZATA, TE

Sofia risponde
MA SEI TROPPO PICCOLO PER LA MAESTRA!

ALLORA LEI FA MAMMA DI ME!

Torno a casa con un figlio/fidanzato, di 8 anni, madrelingua cinese.
Che voglio di più?
;-)

giovedì 5 dicembre 2013

Come NON cominciare una lezione di italiano sulla famiglia (almeno non con i bambini)

Stamattina vado tutta contenta alla scuola in cui ho 100 ore di italiano L2 con i bambini e i ragazzi cinesi. Ho preparato una lezione molto carina per parlare della famiglia. Ho trovato un buon incipit in questa grammatica delle Edizioni Piagge e poi ho un'attività di comunicazione che ha sempre grande successo. 

Come faccio spesso, decido di partire da me, e così in una scatola metto un po' di foto mie e della mia famiglia.

Ho selezionato le foto un po' velocemente, stamani, mentre tentavo di evitare che la Sfigatta si nascondesse dietro al cassetto del mobile del salotto, dato che -da vera svampita come sono- me la sarei dimenticata là dietro e avrei chiuso con viulenza il suddetto cassetto, distruggendo la povera gatta.

E così raccolgo i vari bambini dalle classi, li metto nell'aula a nostra disposizione, apro la scatola e li lascio guardare le foto, chiedersi chi è chi... davvero un bel momento perché erano lì tutti incuriositi...

finché non esplode un AAAAAAAAAAAAAH

c'è una foto sexy di mia madre, ventenne, in mutande. 

Poi è stato davvero duro continuare!

mercoledì 4 dicembre 2013

Ritorno a scuola :-)

- Maestra, io mi piace taaaanto buon-Natale!
- Anche io maestra!!!

Stella e Kayo, 6/7 anni, cinesi

Bizzarrità

Sono alla fiaccolata organizzata dalla comunità cinese.

La sensazione è indescrivibile, ci sono centinaia di persone, quasi tutti sono cinesi. C'è un ragazzo nero e una cinquantina di italiani. Siamo tutti davanti al magazzino. Ci sono così tante persone che non vedo niente, qualcuno si sente male, lo soccorrono. Arrivano a decine, con fiori bianchi e rossi, e dei ceri. Mi metto da una parte, mi sento quasi a disagio. Sembra di essere di troppo. 
Poi mi accorgo che non è così. Mi accorgo che ci devo essere. Incontro perfino alcuni dei miei ex studenti. Sono felici di vedermi. Una mi prende per mano, mi dà un mazzo di fiori gialli che erano stati messi a disposizione di tutti da un lato, e mi butta tra la folla.
Ci facciamo strada e arriviamo davanti alla porta della fabbrica.
Una ragazza piange disperatamente.
Guardo in alto e vedo i vetri frantumati. Li aveva rotti una delle vittime per cercare di scappare, non ci è riuscito perché le sbarre glielo impedivano. Anche lui è morto carbonizzato.
L'odore è ancora forte e mi prende lo stomaco. Non riesco a non piangere.
Come si può morire così?
Lascio i miei fiori davanti alle 7 foto. C'è un cartello che dice 'Il dolore non ha colore'. L'unica cosa di umano che ho letto in questi giorni. Mi faccio strada tra un centinaio di candeline messe a formare un cuore. Dietro, di lato, il coro delle donne cinesi continua a cantare un lamento.
Torno verso l'esterno. Sono infastidita dalle telecamere e dagli italiani che vogliono farsi intervistare. 
Mi chiedo cosa trovino da dire. Si è già detto tutto e niente.

Ripenso alle altre tragedie sul lavoro. E ancora una volta mi offendo, perché qui, a Prato, i giornalisti hanno fermato i parenti delle vittime, chiedendo a qualcuno di 'tradurre', così, come se parlare di questo davanti a una telecamera fosse una cosa da niente. Come se questa donna non avesse diritti, perché non ha voce, non la nostra, e quindi è tutto lecito pur di vendere un servizio. Gli stessi diritti linguistici negati quando le maestre obbligano i genitori a parlare italiano ai propri figli, o l'interprete/mediatrice di turno è una ragazzina ventenne che studia per diventare erborista, ma intanto si guadagna la vita così. 

E mentre esco per tornare alla macchina, non riesco a smettere di chiedermi quante persone ancora, lì intorno, a 4 minuti dal mio caldo appartamento, sono in queste condizioni. E quando vivremo in un mondo più umano.

lunedì 2 dicembre 2013

Due parole a proposito

Sì, due parole su quanto è successo perché MaryPoppins, la sottoscritta, in QUELLA città ci abita. Lì dove 7 persone sono bruciate vive mentre dormivano. Dove c'è un mondo parallelo, che da anni va avanti, da molto prima che arrivassero i cinesi. In quella città ingrata, ipocrita, attaccata al quattrino e disumana.

Sono due giorni che ascolto. Sono frastornata da tante parole senza senso e palesemente vuote.

Domani vado a portare un fiore. 

Vorrei scrivere una valanga di cose, ma non riesco a organizzare le idee. Penso ai miei studenti. Penso ai bambini cinesi a cui domani dovrò fare lezione. Penso che potevano esserci loro lì dentro. E non so più che dire.